Vera e propria leggenda del fotogiornalismo mondiale, Mario Dondero entra, a sedici anni, nella brigata partigiana “Cesare Battisti” in Val d’Ossola. Ancora giovanissimo, viene assunto da Enzo Biagi a “Milano sera”, ma alla scrittura preferisce la fotografia: collabora con “l’Avanti!”, “L’Unità” e, successivamente, con la rivista “Le Ore”. Sulle orme di Robert Capa, che considera un maestro insuperato, la sua attenzione si rivolge fin dall’inizio alla fotografia engagée: i suoi scatti sono la testimonianza della Parigi di Sartre e Theodorakis, della Roma di Elsa Morante e Moravia, della Milano di Bianciardi e Mulas, ma anche del maggio francese e della Cambogia dei Khmer rossi, del processo Panagulis nella Grecia dei Colonnelli, della Spagna ai tempi di Franco e della Berlino nei giorni in cui cadde il Muro. Considerato “un poeta del reportage”, attualmente collabora con “il Manifesto”, “Il Venerdì di Repubblica” ed “Emergency”.