Questo libro nasce dalla convinzione che sia possibile ricostruire, attraverso una pratica fusionale, una struttura di pensiero latente al logos della scrittura. Tutta l’opera di Perretta, specialmente gli scritti non narrativi, regge sopra una impalcatura teorica ed è percorsa dal tentativo di riformulare su basi nuove il rapporto tra pensiero, linguaggio e realtà.
Le narrazioni mediali possono essere considerate come un esperimento letterario, che sovrappone conoscenza e racconto, o non racconto. Richiede, per la sua complessità, l’ideazione di nuove e particolari categorie teoriche, eccitando i controfuochi dell’allegoria. La scorrevolezza di carattere ipermediale individua diverse dimensioni formali, fino a confrontarsi con le immagini delle opere di Rodrigo Blanco. Un’ampia appendice critica, scritta da Angelo Shlomo Tirreno, esamina le più importanti prospettive del caso. Nella sua formulazione radicale, la soglia, tra parola e immagine, definisce il rischio dell’opposizione dualistica soggetto-oggetto, e può rintracciare la forma in ogni versione di attendibilità verbale e visiva. Nella sua evidenza “plurale”, segna la densità letterale e iconica e la verità oppositiva che la concretizza, perché pretende di rintracciare ogni confine di valore e di immagine, senza supporre altro all’infuori del confine stesso. La sua vicinanza all’arterità è letterale, ma altrettanto coerente risulta il controllo che esercita sull’energia di senso e di toni.