Il volume ripercorre la vita di Pietro Pelizza, da tutti chiamato Sigilfredo. Nato nel 1876 a Pian San Lazzaro, si considerava “un vero anconetano” ed è impossibile distinguere la sua vita da quella di Ancona dove è stato protagonista in momenti cruciali della sua storia. Strano tipo di sovversivo, schedato come “giovane serio e onesto di carattere mite”, sposato con tre figli e al tempo stesso instancabile agitatore. Ferroviere punito per la sua attività sindacale con trasferimenti, retrocessioni e infine con la radiazione, continua il suo impegno come dirigente del Sindacato ferrovieri a livello locale e nazionale. Inizialmente socialista, deluso dal verbalismo dei “politicanti” pronti ad alimentare il malessere popolare con la propaganda, aderisce ben presto al sindacalismo rivoluzionario. Questa scelta, osserva l’autrice, «fu morale e pedagogica, prima ancora che politica», poiché c’era l’esigenza di far uscire la classe operaia da una condizione di “minorità”. Di fatto tale emancipazione – attraverso il lavoro, la lotta, l’iniziativa personale – è stata il filo conduttore della sua vita. Segretario della Camera del lavoro di Ancona, poi amministratore della Cooperativa muratori e manovali, carcerato per oltre sei mesi con l’accusa di essere stato uno dei capi del movimento insurrezionale della Settimana rossa, costretto a lasciare Ancona durante il fascismo, dopo la seconda guerra mondiale ha fondato l’Impresa costruzioni Sigilfredo Pelizza che ha costruito numerosi edifici pubblici e privati. Questo libro presenta documenti inediti: lettere, testimonianze e fotografie che contribuiscono a far conoscere la persona umana e non solo il sindacalista e politico.
Ancona dalla rivoluzione alla ricostruzione
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