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Ancona, la porpora, l’acqua

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“Stat fucare colus nec Sidone vilior Ancon murice nec Libyco” (“Sta Ancona per nulla inferiore né a Sidone né al Libico nel tingere il colore con il murice”).

Queste stringate ma esplicite parole che compaiono in un poema epico latino del I sec. d.C. certificano e sanciscono per l’eternità la grandezza di Ancona nella tintura dei tessuti con la porpora, allineandola così agli antichi maestri fenici.  La citata frase è stata pertanto lo spunto per una minuziosa ricerca del significato e dell’importanza che la porpora assunse nel bacino del Mediterraneo per oltre 32 secoli, quella porpora il cui segreto era stato importato in città nel IV sec. a.C. dai coloni di Dionisio I provenienti dalla lontana Siracusa, i quali incisero così profondamente nel tessuto civile e commerciale cittadino tanto da far associare ad Ancona, ancora oggi, l’aggettivo di “dorica”.

Si ipotizza poi che quelli stessi coloni furono i promotori di un vasto labirinto di strutture idrauliche nel sottosuolo di Ancona e di tutta l’area del Monte Conero (alcune delle quali ancora oggi presenti e visibili) che rende ancora più intrigante lo stretto rapporto fra porpora e acqua: infatti la porpora e l’acqua, due mondi apparentemente lontani, in realtà si intrecciano e si completano suscitando entrambe, da secoli, fascino, attrazione e mistero.

pagine 172
isbn 978-88-7326-400-2