1817. Ci troviamo in una città italiana, ma l’Italia ancora non s’è fatta. Ferdinando è un semplice sguattero, ha diciassette anni ed è sempre stato convinto d’essere un estraneo nella propria realtà. La sua vita procede tra spazi ristretti e poche situazioni: le lotte con le galline a cui deve badare, l’amore per la scienza che gli è concesso coltivare presso il convento di San Domenico e le angherie inflitte dal “vecchio pipistrello”, ovvero il Rettore del collegio che ha sede presso l’istituto religioso. Quel contesto semplice, fatto di convenzioni sociali, privilegi e palesi ingiustizie, non fa proprio per lui. Vorrebbe affermarsi, avere la libertà di scegliere il proprio destino, essere promotore d’un cambiamento. Ecco, quello che non immagina è che il mondo, così come lo vede e come lo ha sempre vissuto, in realtà nasconde una complessità che lo travolgerà e lo impegnerà. Quando il cambiamento arriverà davvero, dunque, sarà faticoso gestirlo, accompagnarlo, domarlo e, soprattutto, comprenderlo.