Enzo Santarelli, storico e militante comunista, ha rappresentato sicuramente uno dei profili intellettuali più ricchi e originali del Novecento marchigiano e non solo. Nel corso della sua carriera, contraddistinta da un approccio pluralistico alla ricerca e dal rifiuto delle logiche di cujus regio eius religio che hanno contraddistinto per lungo tempo la storiografia politica italiana, egli ha saputo esplorare filoni sempre nuovi e originali, riservando una particolare attenzione alle figure «irregolari» della storia del movimento operaio. Tra i protagonisti della primavera storiografica del movimento operaio italiano negli anni ’50, egli ha saputo inserirsi in quel processo rinnovatore e collettivo che nel secondo dopoguerra a sinistra avviò un lavoro di profonda riscoperta della propria storia come storia nazionale e che, non senza pulsioni edipiche, si affermò con successo nei confronti dello storicismo idealista crociano.
Il libro ricostruisce i convulsi anni della formazione giovanile di Santarelli segnati da un frenetico impegno sul duplice fronte della militanza politica e della ricerca storica: dall’abbraccio delle dottrine razziste come via di fuga dal conformismo culturale della propria terra, alla picaresca esperienza dello «sbandamento» all’indomani dell’8 settembre nel Mezzogiorno che lo porterà ad incontrare la drammatica realtà sociale delle popolazioni del Sud; dalla parabola liberale tra le fila del Pli di Croce, ai laboratori sociali di Aldo Capitini, anticamera dell’adesione al Fronte Democratico Popolare prima, e al Pci poi. Sullo sfondo le vicende collettive della generazione degli «anni difficili»: la tragedia del fascismo e della guerra, la rinascita politica del dopoguerra, il ’48 e gli anni della guerra fredda, fino alle illusioni umiliate dai fatti dell’«indimenticabile» ’56.
Enzo Santarelli
€15,00
pagine | 184 |
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isbn | 978-88-7326-072-1 |