Ho cominciato a scrivere quasi per caso. Perché non sono stata capace di buttare via dei vecchi appunti, ricordo di tanti anni di lavoro. Appunti incompleti, disordinati, che però, mentre li rileggevo, mi hanno rivelato un filo conduttore: il tentativo di liberare gli studenti dai luoghi comuni, dalla pigrizia mentale, dai pregiudizi, dai condizionamenti, dalla resistenza alle idee nuove, dalla chiusura al dialogo. Direi il tentativo di insegnare a diventare soggetti liberi.
Non è stato un obiettivo chiaro fin dall’inizio.
Nessuno allora mi ha insegnato a insegnare e sono andata avanti grazie all’aiuto degli studenti che mi hanno guidato, suggerito, criticato, e a volte anche apprezzato e sorretto. Poi, con l’aiuto di tante persone – studenti, colleghi, formatori, genitori – ho cominciato a orientarmi in questo mestiere così bello e così difficile e ora, che ne sono fuori da tempo, vorrei condividere qualche ricordo, raccontare qualcosa dei miei tentativi e dei miei errori. Non sono certo modelli da copiare perché ogni insegnante è diverso e ha un suo modo di insegnare, ogni classe ha una sua fisionomia, ogni tempo, ogni generazione è diversa. Sono piccole storie, spunti di riflessione, schemi, che magari possono far venire qualche idea, qualche dubbio, qualche critica a chi ancora oggi sui banchi o sulle cattedre, ha a che fare con la scuola.