Qual è il rapporto tra donne, guerra e cittadinanza nell’Italia liberale? Come si trasmette l’idea di patria tra i genitori che hanno partecipato al Risorgimento e i loro figli? Queste domande sono al centro del volume che affronta gli anni cruciali del primo conflitto mondiale e le sue «nefaste meraviglie». Alcune possibili risposte vengono rintracciate nella biografia e nelle scritture private di Cristina Honorati Colocci, nobildonna e crocerossina volontaria, figlia di Antonio Colocci, patriota.
Nata a Jesi il 6 aprile 1854, Cristina Honorati Colocci vive sin da bambina una profonda osmosi tra sentimenti e politica. L’impegno e l’esempio di Antonio Colocci, militante nella Giovane Italia, costituente della Repubblica romana, deputato e poi senatore del Regno d’Italia, investono la vita familiare e segnano la formazione dei figli. Tornata nella città natale al compimento dell’Unità, dopo anni trascorsi “in esilio” a Firenze, nel 1874 Cristina sposa Enrico Honorati e si trasferisce a Roma. Dopo la morte del marito nel 1903, ha inizio il suo profondo coinvolgimento nella vita associativa della capitale: entra a far parte del Consiglio nazionale delle donne italiane e di numerose organizzazioni filantropiche, alle quali torna dopo il totalizzante impegno come infermiera nella Grande guerra. Muore a Jesi il 14 novembre 1938.
Accanto a una lettura della “eccezionale” esperienza nel primo conflitto mondiale vissuta da Cristina Honorati Colocci (e dalle infermiere volontarie), il volume offre alcuni scritti compilati dalla marchesa in zona di guerra, luogo allora simbolicamente riservato agli uomini. Tra questi il diario “Ultimi 3 mesi di guerra nell’Ospedale da Campo 063: 10 Luglio – 17 Novembre 1918″.
Ho vissuto come in sogno
€16,00
pagine | 144 |
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isbn | 978-88-7326-221-3 |