Il ristorante «Passetto» di Ancona, «figlio di una trattoria e nipote di un’osteria», diviene nel corso degli anni luogo d’incontri e crocevia di affetti e celebrazioni.
Tempio della ristorazione, due stelle Michelin, conosciuto sia a livello nazionale che internazionale, frequentato da divi e da gente comune, a poco a poco entra nell’immaginario degli anconetani e si trasforma in un simbolo per tutti. Simbolo del carattere di gente di mare nello stesso tempo fragile e resistente, riservata e accogliente.
La sua storia, ricostruita essenzialmente sui ricordi di chi ci ha lavorato e ha frequentato per anni la famiglia del suo fondatore, Aldo Piermattei, si snoda tra ricostruzioni belliche, tragedie ambientali, ricette prelibate e gustosi aneddoti.
Sembra concludersi nel 2010 con la vendita del particolare edificio rotondo, progettato dall’ingegnere Costanzi di Ancona e inaugurato nel 1949, e con la perdita del suo carattere esclusivo.
Ma forse è destinato ad altra storia se l’Istituto Gramsci ha voluto ricordarlo in questo libro.