Giacomo Russi, guida indiscussa di una delle aziende più innovative e brillanti della farmaceutica italiana, probabilmente accusato da un delatore, fu arrestato e deportato insieme al figlio Sergio nei famigerati campi di concentramento tedeschi, dove dopo lunghi mesi di sofferenze fisiche e morali entrambi morirono.
Prima della scomparsa di Giacomo e Sergio gli ebrei presenti nei vari campi dell’Emsland erano circa una dozzina di nazionalità diverse e fino al luglio del 1944 erano riusciti a eludere i controlli. L’ultima lettera che Giacomo Russi scrisse alla moglie è datata 26 luglio 1944 e fa cenno che a breve sarebbero stati spostati da Versen.
Grazie a un’accurata ricerca d’archivio, il libro ricostruisce la vicenda dell’industriale, dalle origini della sua attività farmaceutica fino alla prigionia, nel tentativo di gettare luce sul tragico enigma irrisolto che avvolge la sua scomparsa.
Svelando alcune verità sconosciute sull’arresto, l’Autore ricostruisce un nuovo tassello del complesso mosaico che compone la storia di Ancona durante la seconda guerra mondiale.