Il filo conduttore di questa disordinata rassegna di aforismi, motti di spirito, rime baciate o sospese, riflessioni e frivolezze tanto disomogenee da sconfinare nella incompatibilità, è il dubbio.
Conviene cazzeggiare o prenderla sul serio?
La alternanza di battute cariche di molteplici chiavi di lettura può sconcertare chi abbia difficolta a trovare quella giusta. Come, ad esempio, dove si fotografa il dramma del femminicidio con quattro parole in rima: “In piazza impazza chi ammazza la ragazza”.
E può sembrargli fatuo il frequente ricorso al calembour: “Sogno o son mesto?”.
Qualche ambizioso sentore di filosofia si trova nel: “Dietro una allusione si nasconde il pudore della verità”.
Ma anche nel: “Chi compra un biglietto di sola andata…”.
Oppure una sfumatura surreale dove si legge: “Mi sono svegliato di soprassalto: il cuore della notte ha avuto un infarto”.
Insomma, se per scrivere aforismi e analoghe variabili ci vuole, dati i precedenti illustri, una notevole presunzione, per leggerli nella fugace direzione immaginata dall’autore occorre disancorarli da ogni pretesa di incontestabilità.