Sulla scia di un rinnovato interesse storiografico per la Repubblica Romana del 1849, il libro indaga il senso di quella esperienza democratica in una realtà provinciale ancora per molti aspetti asfittica e arretrata, senza peraltro prescindere da un’analisi delle vicende socio-politiche che si susseguirono dal biennio iniziale del pontificato piano fino ad un periodo post-rivoluzionario caratterizzato dalla fredda restaurazione papalina. La scarsa propensione della popolazione verso gli ideali democratici va essenzialmente ricercata nell’incapacità da parte delle forze repubblicane locali di coinvolgere i ceti contadini nel nuovo corso politico. Eppure i nuovi dirigenti intesero apportare importanti cambiamenti nella composizione politica del governo locale e, al contempo, avviare innovativi processi di mobilitazione popolare. Il passaggio da un regime teocratico ad una repubblica democratica, fondata sul suffragio universale maschile e basata sugli ideali di uguaglianza e di libertà venne accolta a Fermo da profonda diffidenza a causa dei radicati condizionamenti politici e culturali esercitati da un’élite aristocratica chiusa ed impermeabile a qualsiasi istanza di rinnovamento.
Sulla base di un’articolata ricerca archivistica e documentaria, il volume ricostruisce gli aspetti peculiari di una vicenda ancora poco nota, ma che costituì il primo decisivo raccordo tra la periferia marchigiana e le complesse vicende nazionali.
La frontiera della democrazia
€15,49
Esaurito
pagine | 186 |
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isbn | 978-88-7326-014-1 |