Il libro ripercorre un’altra pagina terribile di quella strategia del terrore che i tedeschi adottarono in buona parte d’Europa: strategia che, oltre a essere odiosa, non risulta risolutiva, ma anzi rafforza proprio la resistenza e il suo legame con la popolazione.
Ripercorrendo le pagine del diario di Berti, il commissario prefettizio di Staffolo, questo libro ci dice anche che c’è una componente che non muore, che non è morta neppure in quei giorni terribili. È la pietà.
I tedeschi hanno ostentato il loro disprezzo, aggravato da un pregiudizio razzista, hanno mostrato fino a che punto può arrivare la crudeltà. Non immaginano però che quando si è raggiunto l’apice della disumanità, può sorgere il fiore della pietà. Ed è così forte che è capace di vincere anche la paura, tanto da portare l’omino di Staffolo, personaggio quasi chapliniano o brechtiano, a disobbedire agli ordini, a rischiare la propria vita pur di dare sepoltura ai cadaveri di quei ragazzi.
Forse è questa la vera vittoria, quella che per cui non ci si fregia di medaglie e di monumenti, ma che è non tanto una vittoria della guerra liberatrice, ma soprattutto una vittoria sulla guerra.
L’altra guerra
€15,00
pagine | 132 |
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isbn | 978-88-7326-176-6 |