Nel centenario della prima guerra mondiale viene ritrovato in un armadio di casa un vecchio quaderno. Dentro ci sono lettere e fotografie. Sono quelle di Pasquale Giorgetti, un giovane maestro di Camerano morto nel 1915 nella seconda battaglia dell’Isonzo, dopo un solo mese di guerra, mentre guidava il suo plotone all’assalto di un trincerone, e in seguito decorato con medaglia al valore. Le ha conservate la mano pietosa della sorella più piccola, Michela, la quale ne ha trasmesso il ricordo, peraltro ancora vivo nelle ricerche dei bambini della scuola elementare dove Pasquale aveva insegnato. Altre lettere, spedite ai familiari dopo la morte del giovane sottotenente, rivelano la partecipazione commossa e l’orgoglio di un’intera comunità per quella morte gloriosa. Di qui inizia la costruzione della memoria di uno dei tanti eroi di paese.
Dallo stesso scenario di guerra un altro soldato di origine milanese, Pietro Brunà, scrive alla moglie e al fratello. Vivrà un anno di più e potrà raccontare altri orrori e altre sofferenze.
Due corrispondenze inedite che narrano in diretta la guerra grande e restituiscono due microcosmi intessuti di sensazioni, sentimenti, relazioni. Una riflessione ulteriore, se ce ne fosse bisogno, sull’inutilità, la stupidità e la tragicità di tutte le guerre.