«La mia prima foto risale al 12 febbraio 1937: avevo quarantadue giorni, e sono in braccio a mia madre.
«Ma forse, dovrei prima guardare e segnalare la foto delle nozze della mamma e del papà, avvenute a Roma, il 27 ottobre del 1935, alla presenza dei quattro nonni, dello zio Lazar e lo zio Moses con la moglie Silvana Padovano, e poi i fratelli di mia madre e la zia Rina, sorella di mio padre…
«Mia madre, Pina Naftali Roth, com’è scritto nel suo passaporto del 1933, era nata a Bozieni, in Romania, il 10 luglio del 1910. Però a sei mesi era stata portata in Bulgaria poiché mio nonno era stato chiamato a dirigere, come Rabbino, la comunità askenazita di Russe, allora chiamato Roustchouk. Mia madre, quindi, si è sempre considerata bulgara, e amava molto il suo paese d’origine…
Un album. O meglio, «solo alcune foto». E si tratta di «quelle che ero sicura esistessero per me», è come ci dicesse Frida Di Segni Russi, con Barthes, dalle pagine di questo libro tanto più autentico quanto più sincero. Quasi occorressero all’autrice per farsi di casa con più nitore dentro se stessa, grazie alle fotografie scaturiscono, qui, sentimenti e affetti che divengono interrogazione e dialogo e confessione intorno a un’intera gens – vite di nonni e genitori, vite di nipoti e figli immersi in quello storico e in quell’effimero di cui l’esistenza della persona umana è ospite nel tempo presente. Un tempo che, a buon diritto, potremmo definire l’«epoca della fotografia dispiegata»
Novantanove fotografie
€16,00
pagine | 156 |
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isbn | 978-88-95449-69-2 |