Non è solo una poesia. Il sonetto è il prodotto di un gioco quasi enigmistico di sillabe e di rime, nel quale tutto deve quadrare in maniera ordinata e rigorosa: per questo andrebbe, più ancora che ascoltato, letto sulla pagina scritta, nella quale si presenta anche in maniera accattivante da un punto di vista grafico. Ed è una forma di scrittura compiuta e concisa: nei suoi 14 endecasillabi deve stare tutto quello che l’autore intende dire. L’uso che ne fa Paolo Marconi è diretto e comunicativo, mai criptico né complesso da decifrare: brevi narrazioni, raffigurazioni, allegorie, riflessioni vengono proposte con uno stile quasi giornalistico, sia pur nella forma musicale della metrica rimata.
«Questa raccolta di componimenti in versi, realizzati secondo una struttura metrica che resiste da 800 anni come il sonetto, fa seguito a quella che conteneva una selezione da quattro decenni di produzione, rispetto alla quale si pone come ideale prosecuzione. Tale la continuità tra le due sillogi – con vari sonetti di nuovo relativi a momenti del giorno e dell’anno, a persone, a condizioni esistenziali – che alcuni capitoli ripropongono i titoli del precedente volume. Ma ce ne sono anche di nuovi, come la corposa sezione di brevi racconti Storie di un attimo, o Diario di guerra, che raccoglie i sonetti ispirati dal divampare del conflitto in Ucraina.»