a cura di Marco Moroni e Roberto Giulianelli
Nell’atrio del quattrocentesco palazzo dei priori di Osimo si trovano alcune statue romane risalenti al I-II secolo dopo Cristo – al tempo cioè dell’antico municipio di Auximum –, rinvenute all’interno del perimetro urbano o in altre località non lontane dal centro murato. Raffigurano cittadini che, all’epoca, conobbero una certa notorietà. Sono statue tutte acefale, forse perché lo erano già in origine o forse, come sostengono alcuni, perché decapitate da Giangiacomo Trivulzio, capitano dell’esercito pontificio, che nel 1487 riconquistò Osimo abbattendo la signoria di Boccolino Guzzoni. Quale che sia la verità, da questa loro caratteristica deriva l’epiteto di “senza testa” con il quale gli abitanti dei comuni vicini erano soliti apostrofare gli osimani. In realtà, nel corso dei secoli Osimo ha dato i natali a molti personaggi “con la testa”. Non ci si riferisce soltanto agli osimani “illustri”, delle cui azioni si riempiono le cronache del passato e si trova larga traccia nei volumi di storia locale, personaggi che sono qui esemplificati dagli economisti Silvestro Gozzolini e Fausto Vicarelli, dagli agronomi Annibale Simonetti e Giovanni Salvini, dagli industriali Fiorenzi, Fagioli e Accorroni. Il richiamo va anche a tutti quegli artigiani e mercanti, eruditi e funzionari, contadini e piccoli imprenditori che sono stati fra i protagonisti, per lo più sconosciuti, della crescita economica, sociale e culturale della città e, più in generale, del cosiddetto “modello marchigiano di sviluppo”.
Raccogliendo vari contributi già comparsi su riviste specializzate e in opere collettanee e aggiungendone di inediti, questo volume offre un quadro ampio e, per alcuni tratti, originale della storia di Osimo dal Medioevo all’età contemporanea.