Cominciai a giocare a scacchi prima di leggere e scrivere. E un bel giorno, questo non troppo lontano, sfogliando alcuni miei appunti di viaggi, decisi di rimetterli insieme “per argomenti”, come le tessere di una scacchiera. Così è nato questo libro: pensierini e raccontielli sconnessi, legati tra loro dalle mosse di una partita a scacchi (L’IMMORTALE di Anderssen). Non c’è, dunque, una storia vera, almeno apparentemente. Ci sono solo momenti di vita scanditi da quelli spietati degli scacchi.
«Scrivere mi piace, mi fa sentire in qualche modo libero. Mi servo delle parole cercando la frase perfetta. La scrivo, la leggo, rileggo, e poi… la riscrivo, magari molto tempo dopo. Alcune volte parecchie volte. Spesso inutilmente, ma mai rinunciando. Dicono che i dolori restano sul volto e rubano il sorriso. Io, invece, credo che siano molto più riconoscibili le rinunce: sono loro che deformano i lineamenti, seccando un pezzetto di pelle ogni volta. Per questo ho scritto il libro. Resta solo una cosa: imparare a farmi leggere…
“E allora sfogliatelo, siori e siore, provate pure! Per un soldino potete vedere il forziere senza fondo, la lampada delle meraviglie e la porta del tempo! Provate a leggerlo, siori e siore, fatevi coraggio! Tutto questo in cambio di un solo soldino! Non c’è alcun papillon o cilindro colorato, nessun pantalone a scacchi e dietro la tenda nessuna donna barbuta. Ma leggetemi lo stesso, siori e siore: per un soldino e per un attimo, riscoprirete ciò che tenevate sepolto dentro di voi senza saperlo. La vostra anima più azzurra a un solo soldino!”».