Il fanese Jacopo del Cassero incontra Dante nel quinto canto del Purgatorio. E gli si rivolge con un’espressione che definisce in modo perfetto le attuali Marche: “Se mai vedi quel paese / che siede tra Romagna e quel di Carlo.” Dal momento che il dominio di Carlo II d’Angiò si estendeva dall’Abruzzo compreso alla Sicilia compresa, è come se il grande fiorentino avesse detto quel paese che sta tra Romagna e Abruzzo. Definizione sostanzialmente esatta anche per i nostri tempi. Dunque, c’è un’identità in questa regione al plurale, spesso negata, che ha radici antichissime.
Umberto Piersanti ne esplora il paesaggio attraverso i secoli nei dipinti dei pittori e nelle pagine della letteratura. Questo accostamento non è quasi mai stato preso in considerazione. Il poeta urbinate lo fa con uno spirito non localistico: in questa terra di mezzo operarono artisti di tutte le parti d’Italia e oltre. Dunque, lo sguardo su di una terra, terra di mezzo e di confine, vista nel complesso della civiltà italiana ed europea.
Nel racconto di Andrea Lepretti il Montefeltro diventa una patria poetica, una terra di scelta e di elezione. Il richiamo del vasto mondo rappresentato da Bologna, amata e vissuta, e quello dei monti dove è cresciuto il protagonista romagnolo, diventano l’elemento di fondo per la ricerca di un modo d’essere e di stare al mondo. Un eterno contrasto tra le radici e l’universo che anima tante pagine della letteratura di ogni paese.
Un libro questo dove locale e universale si incontrano e si compenetrano. Del resto, il grande Paolo Volponi soleva dire che in Italia niente è più universale del locale.