Tra quelle che si possono definire leggende metropolitane, la più adatta a testimoniare la considerazione ricorrente del mondo rurale è la storia che racconta di quel cittadino che, nella piazza di Osimo, sentendo suonare la campana a morto, alla domanda su chi fosse passato a miglior vita, risponde: “Nessuno, un contadino”.
Il libro esamina gli atti del tribunale di Osimo tra il 1815 e il 1818, gli anni cioè della restaurazione del potere pontificio dopo il tumultuoso periodo napoleonico. Alla impegnativa dicitura di “cancelleria criminale” troviamo un formicolante popolo di ladri di canne, di frasche, di teghe di fava, di tutuli di granturco; la grande miseria spiega la serie infinita di furti, le piccole e grandi violenze, la guerra senza esclusione di colpi tra contadini e popolo affamato. Gli atti giudiziari sono forse i soli che permettono di ricostruire, attraverso il filtro della prosa stereotipata del cancelliere, la memoria, le passioni, i problemi, la vita reale insomma, di chi passa su questa terra senza lasciare traccia.
Si è tentato di rendere il quadro di quegli anni, che hanno come elementi comuni la miseria e la fame, in un contesto in cui si alternano episodi di violenza e al contempo di grande umanità da parte dei contadini. E dentro questo quadro sono inserite alcune storie – definite scellerate in rapporto al periodo – autentiche e particolarmente avvincenti.
Storie scellerate
€10,00
pagine | 223 |
---|---|
isbn | 978-88-7326-029-5 |