utto quel che so di questo libro di Carlo Donati, lo so tramite Paul McCartney e Gregory Bateson. Tramite Paul McCartney so, intuisco, che Strada Nove deve avere a che fare con l’idea del Magical Mistery Tour, film e colonna sonora del 1967 con protagonisti i Beatles; e tramite Gregory Bateson, so che la Via Emilia è una struttura che connette, e perciò stesso fonda l’idea che tutti gli organismi viventi siano parte danzante di una più ampia danza di parti interagenti, secondo un modo autoriflessivo che connette tutti gli esseri viventi. Donati compie ogni passo necessario, affinché questa narrazione dedicata alla mitica Via Emilia e alle donne e agli uomini che vi hanno danzato nel corso del tempo consenta loro, tenuti nel palmo ospitale del racconto, di prendere vita sotto i nostri occhi: le pagine più felici di questa narrazione-mondo hanno sul serio qualcosa di magico. Ad esempio in certi twist, per cui un istante prima stiamo cercando la casa natale di Ariosto e sappiamo che a Vienna il giovane Elias Canetti vede lo Steinhof dalla finestra della stanza in cui sta scrivendo Auto da fé, e d’improvviso abbiamo avanti agli occhi il racconto Autobahn di Pier Vittorio Tondelli. Anche Cesare Zavattini compare (in compagnia di Giovannino Guareschi), mentre stiamo seguendo il giovane Bertolucci futuro poeta che fa amicizia con il giovane Pietro Bianchi futuro critico cinematografico. Queste “giravolte” risultano totalmente efficaci, e la sapidità del dettato alimenta la narrazione. Mi hanno colpito le pagine dedicate a Pascoli, all’editore Garzanti e il ritratto partecipe di Ezio Raimondi, ma i meriti di Strada Nove sono numerosi…